Conviene aprire un franchising? Ecco i marchi più redditizi e quelli da evitare

Entrare nel mondo del franchising è una scelta che seduce molti aspiranti imprenditori: l’idea di accedere subito a un marchio forte, riducendo una parte dei rischi tipici dell’avvio, ha un fascino innegabile. Eppure, dietro questa possibilità che sembra così lineare, si nasconde un universo complesso fatto di regole, contratti, costi ricorrenti e un equilibrio sottile tra libertà e dipendenza.

Perché il franchising attira così tanti imprenditori

La prima cosa che ho capito osservando chi sceglie questa strada è che il valore di un marchio già affermato pesa tantissimo. Non devi convincere da zero il cliente: il brand ha già fatto quel lavoro per te. E questo, per chi si affaccia sul mercato, è un vantaggio enorme.

Tra i benefici principali che molti franchisee raccontano ci sono:

  • accesso immediato a un modello di business collaudato
  • supporto continuo su marketing, formazione, gestione e operatività
  • maggiore fiducia da parte delle banche, che vedono la rete come garanzia
  • costi di avvio più bassi rispetto a un progetto completamente autonomo
  • economie di scala sugli acquisti, grazie alla forza della rete

È l’equivalente di iniziare un viaggio con una mappa già disegnata, senza la necessità di inventare tutto da zero. Non è un caso che molti settori – dalla ristorazione al fitness, dal retail ai servizi – abbiano ampliato enormemente la loro presenza in questo modello, diventato ormai una parola chiave dell’economia moderna, tanto da avere un ruolo centrale anche nella voce di Wikipedia dedicata al franchising.

Quando il franchising diventa un limite

La parte meno scintillante è quella legata alla scarsa autonomia.
Molti imprenditori si rendono conto solo dopo aver firmato il contratto che la loro libertà decisionale è limitata: prezzi, arredi, campagne marketing, assortimenti, perfino alcune dinamiche operative quotidiane devono seguire protocolli rigidissimi.

A questo si aggiungono:

  • royalties ricorrenti, che incidono sui margini
  • contributi pubblicitari obbligatori
  • impossibilità di modificare il format o innovare liberamente
  • procedure di uscita o vendita dell’attività spesso complesse

Il franchising richiede disciplina. Chi non ama seguire linee guida dettagliate, o chi sogna di sperimentare liberamente, rischia di soffrire questo modello.

I settori più promettenti oggi

Anche se non esiste una lista definitiva dei marchi più redditizi, è possibile individuare alcuni settori storicamente più performanti, soprattutto quando sostenuti da reti solide e con una forte domanda di mercato. Oggi quelli che attirano più investitori includono:

  • servizi alla persona e benessere
  • ristorazione veloce
  • vendita al dettaglio specializzata
  • servizi digitali e tecnologici
  • pet care e prodotti biologici

La redditività non dipende solo dalla forza del marchio, ma anche da fattori come posizione, concorrenza locale, capacità manageriali e situazione economica del territorio.

E quali marchi evitare?

Quando si parla di “marchi da evitare”, la verità è che non esiste una lista affidabile e aggiornata da seguire alla lettera. Però esistono segnali oggettivi che dovrebbero far riflettere.
Invece di puntare il dito su nomi specifici, conviene guardare a elementi come:

  • mancanza di trasparenza nei dati economici
  • rete con numerosi punti vendita chiusi di recente
  • richieste economiche poco coerenti con i ricavi medi dichiarati
  • reputazione debole o contraddittoria tra gli affiliati
  • contratti rigidi o poco chiari, soprattutto sulle clausole di uscita

Ogni volta che questi campanelli d’allarme si presentano insieme, l’investimento merita una riflessione molto più profonda.

Conviene davvero aprire un franchising?

Sì, conviene, ma non sempre e non per tutti.
Conviene se si sceglie un settore in crescita, un marchio solido, un contratto equilibrato e se si è pronti ad accettare una gestione guidata.
Non conviene se si desidera totale autonomia creativa o se si tende a mal sopportare vincoli e procedure.

Alla fine, il franchising è un compromesso: in cambio del sostegno della rete, si accetta di rinunciare a una parte della propria indipendenza imprenditoriale. Chi riesce a trovare l’equilibrio giusto tra questi due mondi, spesso scopre un modello capace di essere davvero redditizio e sostenibile nel tempo.

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