Il guadagno di un medico di base in Italia varia considerevolmente in base a diversi fattori, principalmente il numero di pazienti assistiti e gli anni di servizio. Lo stipendio medio nazionale si attesta intorno a 88.750 € lordi annui, pari a circa 3.970 € netti al mese, con un range che spazia dai 64.400 € iniziali fino a oltre 192.900 € nei casi più favorevoli. Le cifre reali dipendono dalla quota capitaria per assistito, dagli scatti di anzianità e da eventuali compensi aggiuntivi legati a zone disagiate o specifiche caratteristiche demografiche della clientela.
Fattori determinanti dello stipendio
La retribuzione di un medico di base è proporzionale al numero e alla tipologia di assistiti. La quota capitaria nazionale è stata aggiornata a 42,14 € per paziente adulto all’anno, equivalente a circa 3,5 € mensili per assistito. Accanto a questa base, esistono molteplici maggiorazioni e variabili che modificano significativamente il guadagno finale.
Numero di pazienti e massimalisti
I medici massimalisti, coloro che hanno raggiunto il massimo numero consentito di pazienti (1.500), percepiscono stipendi considerevolmente più elevati rispetto ai colleghi con carico ridotto. Un massimalista standard guadagna mediamente 115, 120 mila € lordi annui, circa il 35% in più rispetto a colleghi con carico medio. Al contrario, un medico con pochi pazienti può ricevere fino al 18% in meno rispetto alla media nazionale.
Maggiorazioni per fasce d’età
Il contratto riconosce compensi differenziati per assistiti in diverse fasce d’età. Per ogni paziente ultrasettantacinquenne il medico riceve € 31,09 in più all’anno, mentre per ogni assistito sotto i 14 anni sono previsti € 18,95 aggiuntivi annui. Questa differenziazione riflette la maggiore complessità assistenziale richiesta dalle categorie più fragili.
Retribuzione per anzianità di servizio
La carriera del medico di base segue una progressione economica definita. Un medico a inizio attività percepisce circa 60, 70 mila € lordi all’anno, corrispondenti a 2.500, 3.000 € netti mensili.
Medici a metà carriera
Con 5, 15 anni di servizio, il guadagno medio si attesta intorno ai 80, 100 mila € lordi annui. Questo periodo rappresenta una fase di consolidamento professionale con progressione stipendiale costante dovuta agli scatti di anzianità previsti dagli accordi contrattuali.
Professionisti esperti
Per i medici con oltre 20 anni di carriera, gli stipendi medi raggiungono 130, 160 mila € lordi annui. Questi professionisti affermati beneficiano della combinazione di anzianità prolungata, massimale di pazienti e possibili incarichi aggiuntivi.
Modalità di calcolo del reddito mensile
Il guadagno mensile del medico di base risulta proporzionale al numero e tipo di assistiti seguendo una formula relativamente semplice. Ogni paziente adulto vale circa 3,5 € al mese, ogni anziano over-75 aggiunge circa 2,6 € mensili, e i primi 500 pazienti per i medici neo-titolari fruttano circa 5,8 € al mese ciascuno.
Calcolo per i giovani medici
Un giovane medico con 500 assistiti ottiene approssimativamente 27.500 € dalla quota base (42 € × 500) più circa 6.730 € da quote aggiuntive (13,46 € × 500), per un totale di 34.000 € lordi annui solo dai pazienti di base.
Incentivi per zone disagiate
In aree classificate come “disagiatissime”, come piccoli paesi di montagna, il medico può ricevere ulteriori 7, 8 mila € forfettari annui, portando i compensi aggiuntivi a superare 15.000 € annui in situazioni particolarmente favorevoli.
Variazioni e differenze professionali
Oltre al ruolo di medico di base massimalista, esistono diverse posizioni con retribuzioni diverse. Un sostituto del medico di base guadagna il 26% in meno rispetto alla media, attestandosi intorno ai 65.700 € lordi annui, mentre i medici con carico ridotto di pazienti ricevono il 18% in meno, circa 72.800 € lordi annui.
I dati post-pandemia evidenziano come gli incrementi contrattuali abbiano raggiunto i 200, 300 euro lordi mensili nelle ultime trattative sindacali, portando benefici diffusi su tutto il comparto della medicina generale. Questa evoluzione riflette il riconoscimento del ruolo centrale del medico di base nel sistema sanitario italiano come primo livello di assistenza.




