Se hai una 20 lire 1970 in un cassetto, capisco benissimo l’impulso di metterla subito online e “vediamo quanto fa”. È una moneta piccola, familiare, che spesso sembra valere poco o nulla. Però qui c’è un dettaglio fondamentale che può cambiare la storia in modo sorprendente: una lettera minuscola, piazzata nel punto giusto, può trasformare una moneta comune in una variante cercata.
E no, non è una di quelle leggende da internet. È un controllo concreto che puoi fare in pochi secondi, prima di venderla a occhi chiusi.
Il dettaglio che decide tutto: P oppure R
Il punto chiave è il segno di zecca. Nella maggior parte dei casi troverai la R, che indica Roma e corrisponde alla versione comune. Ma alcune 20 lire 1970 presentano una P, considerata una variante ricercata.
In pratica:
- Segno “R”: moneta comune, valore in genere basso
- Variante “P”: moneta più rara, potenzialmente valutata decine di euro se in ottima conservazione
È proprio questa la differenza tra “ok, un euro o due” e “aspetta, forse qui c’è qualcosa”.
Dove guardare (senza impazzire)
La cosa bella è che non servono strumenti da laboratorio, basta luce buona e magari una lente.
Al dritto (la faccia con il ramo):
- si vede un ramo di quercia con quattro foglie e una ghianda
- vicino al valore L·20 (lo trovi in basso a sinistra del ramo)
- sotto o comunque in prossimità del valore, a sinistra del ramo, compare il segno di zecca
È lì che devi cercare la lettera: R oppure P.
Un consiglio pratico: inclina la moneta sotto una lampada. A volte una lettera consumata sembra un graffio finché non prende la luce nel modo giusto.
Quanto può valere davvero
Qui è importante essere onesti: non esiste un prezzo unico, perché il valore dipende tantissimo dallo stato di conservazione e dal canale di vendita.
Detto questo, le indicazioni che si trovano spesso in annunci, listini e cataloghi seguono una logica abbastanza costante:
- Variante P in FDC (Fior di Conio): spesso nell’ordine di diverse decine di euro, con riferimenti che arrivano anche intorno a 50–80 €
- Versione con R: in genere valore basso, spesso circa 1–3 €, salvo casi particolari
La parola che fa salire (o scendere) tutto è conservazione.
Conservazione: la differenza tra “carina” e “ricercata”
Nel mondo della numismatica la conservazione è quasi una seconda valuta. Due monete identiche per anno e variante possono avere prezzi completamente diversi.
Ecco le sigle più comuni che potresti vedere:
- FDC: moneta praticamente come uscita dalla zecca, lustro presente, segni minimi o assenti
- qFDC: quasi fior di conio, piccoli segnetti ma aspetto ancora “fresco”
- BB: bella, circolata, con usura visibile
Se la tua 20 lire 1970 variante P è solo “vissuta”, può valere comunque più della comune, ma raramente raggiunge le cifre viste per l’FDC.
Un mini controllo tecnico (utile anche per smascherare errori)
Se vuoi fare un check rapido di coerenza, queste caratteristiche aiutano:
- Diametro: circa 21,3 mm
- Peso: circa 3,6 g
- Autori del conio: Giuseppe Romagnoli e P. Giampaoli
Non è per fare i pignoli, è un modo semplice per evitare scambi con monete simili o inserzioni confusionarie.
Cosa fare prima di venderla (per non pentirtene)
Se sospetti di avere la variante giusta, non correre. Fai questi passaggi:
- Fotografa il segno di zecca (macro, luce laterale, niente filtri)
- Valuta la conservazione con foto del dritto e del rovescio, nitide
- Confronta su più canali, aste numismatiche, negozi specializzati, piattaforme online
- Se la moneta sembra FDC e la lettera è P, considera una perizia o almeno un parere professionale
Il punto è semplice: la 20 lire 1970 non è “sempre rara”, ma con la P e una conservazione alta può diventare una piccola sorpresa. E vale la pena scoprirlo prima che sia troppo tardi.




